dal nostro inviato
Patrizia Mocci
CAPO MANNU Il degrado avanza inesorabile. Basta un’occhiata per capire che l’intervento è quanto mai urgente. In particolare la base della torre “Sa Mora”, a pochi passi dal faro di Capo Mannu, è in condizioni precarie. Dopo mesi di attesa, polemiche e soprattutto problemi con una ditta che aveva l’appalto per il restauro, i lavori sono finalmente partiti. La Conservatoria delle coste ha dato precedenza a questa torre insieme alla struttura che sorge proprio sulla punta del Capo, che si affaccia dall’alto sulla spiaggia di Sa Mesa Longa. In previsione c’è, però, anche l’intervento sulla torre di Scab’e Sai, crollata in buona parte un anno fa in seguito al cedimento della falesia. Entro l’autunno, poi, diventerà realtà a Torregrande il Museo regionale delle torri.
IL REGNO DEI SURFISTI Sul costone che guarda le onde paradiso per le acrobazie dei surfisti, in arrivo dalle zone più disparate, sorge il cantiere per il restauro e consolidamento della torre “Sa Mora”. Poco più in là, direzione Su Pallosu, ponteggi e imbragature ingabbiano l’altra struttura costiera. «L’opera dovrebbe concludersi entro la fine dell’anno» afferma Alessio Satta, responsabile della Conservatoria delle coste. «I lavori hanno l’obiettivo di bloccare il degrado che negli ultimi tempi ha subito un’accelerata. Non si poteva più aspettare per evitare ulteriori danni. Gli interventi consistono nel restauro e recupero attraverso il consolidamento della base ma anche di parte della roccia su cui le torri poggiano. Verrà, poi, realizzata un’opera di autosostegno in modo da garantire solidità alle strutture».
SCAB’E SAI Situazione più complessa è quella della torre oltre le spiagge di Sa Rocca Tunda e Su Crastu Biancu. «In questo caso c’è il problema del costone» spiega Alfonso Stiglitz, responsabile dell’area Cultura del Comune di San Vero Milis. «Il crollo della struttura è stata, infatti, una conseguenza del cedimento della falesia dove è in corso un processo che non si può certo fermare». Ora si conta di fare il possibile per salvare l’unica parte rimasta in piedi. «L’idea è quella di recuperare le parti che hanno valore» aggiunge l’ingegner Satta, «ci sono ancora elementi di pregio che vorremmo mettere in sicurezza. L’idea di spostarla, evitando così che il cedimento della falesia si ripercuotesse sulla torre, non era piaciuta affatto alla Soprintendenza e per questo non se ne era fatto nulla». Ora, però, si pensa di ricostruirla per restituire quel segno sul territorio che da un anno è stato inevitabilmente modificato.
TORREGRANDE In autunno si procederà, invece, con le operazioni di insediamento a Torregrande del Museo delle torri costiere della Sardegna. «È in ottimo stato di conservazione dal punto di vista architettonico che da quello statico-strutturale. La posizione di Torregrande è strategica e non va dimenticata la notevole importanza storica della struttura, nel contesto del sistema difensivo costiero».
L’ALLARME Già da tempo era stato lanciato per le altre torri che appartengono ancora all’Agenzia del Demanio. La Conservatoria controlla, infatti, complessivamente 22 strutture su 105 e in provincia quattro su nove. «A Torre del pozzo, Santa Caterina e San Giovanni di Sinis, tanto per citarne alcune, si dovrebbe intervenire subito» dice preoccupato Alessio Satta. «Il degrado sta avanzando velocemente, creando problemi seri alle strutture. Si tratta, peraltro, di interventi non proibitivi: con al massimo duecentomila euro si potrebbe far partire il cantiere e concludere l’opera». L’esperienza di Scab’e Sai dovrebbe servire da monito.