La Conservatoria delle Coste pronta a progettare il futuro di una struttura che preveda spazi per l’arte, un albergo e un ristorante, oltre all’attuale museo chiuso da due mesi.
dal nostro inviato
Paolo Carta
CASTIADAS Il progetto è ambizioso: realizzare nelle vecchie carceri una struttura di ricettiva, botteghe artistiche, un ristorante dedicato a specialità cucinate con prodotti della zona, oltre al museo permanente.
Oggi sembrerebbe un’utopia, visto che le transenne hanno recintato lo stabile pericolante: non è stata aperta neppure quella piccola parte della struttura recuperata negli anni scorsi e d’estate solitamente meta di turisti, per la disperazione dei dieci-dodici disoccupati di Castiadas che a ogni estate lavoravano nella biglietteria e come guide turistiche nel museo del carcere. Tutto questo potrebbe diventare realtà se verrà dipanata un’intricata vicenda amministrativa. Che cominciò nel 1952, con la chiusura della casa di reclusione: la struttura passò dal Ministero di Grazia e Giustizia all’ex Ersat, che proseguì la riforma agraria avviata con la bonifica effettuata dal 1875 dai detenuti della colonia penale. Quindi il passaggio di proprietà alla Regione, che però dal 2008 a oggi non ha ancora regolarizzato la cessione con rogiti notarili e trascrizione al catasto.
Da qui l’impossibilità di accontentare il Comune di Castiadas che dal 2011 chiede gli ex immobili del Laore e soprattutto il carcere per valorizzarlo in accordo con la Conservatoria delle Coste. «È l’unico bene identitario di Castiadas – spiega l’assessore Gian Luigi Molinari – il nostro paese è nato attorno alle vecchie carceri e grazie al lavoro dei detenuti spediti nel Sarrabus a spiare con zappe e picconi le loro pene. Vogliamo recuperare la nostra storia e scrivere grazie all’ex colonia il nostro futuro».
Muri spessi e in pietra, soffitti alti, nessuna traccia di fondazioni: è un palazzo enorme con tanto di casa della direzione, alloggi, celle, ospedale e cortile, recuperato solo in parte («al massimo il venti per cento della struttura», spiega Molinari) e che ha bisogno di un investimento di almeno 18-20 milioni di euro per ridargli nuova vita.
«Siamo pronti a metterci a disposizione di Regione o Comune – interviene l’ingegnere Alessio Satta, direttore della Conservatoria delle Coste – con i nostri esperti e i nostri tecnici per progettare il recupero filologico e il futuro utilizzo delle ex carceri. Una struttura bellissima, unica, che potrebbe far parte di un circuito culturale-ricettivo-gastronomico insieme a Porto Conte e Asinara, dove stiamo già lavorando al recupero».
Tutto dipende dalle scelte della Regione: cederà il patrimonio pubblico di Castiadas al Comune oppure lo terrà per sé? «Sarà fondamentale coinvolgere i privati nel recupero», dice Alessio Satta. «Non commetteremo l’errore di non utilizzare le vecchie carceri dopo la ristrutturazione», chiude l’assessore Molinari. Scelta fondamentale per creare lavoro e per evitare che i turisti trovino il museo chiuso, come sta accadendo in questi giorni.