Il crollo della torre tra fatalità e ritardi

SAN VERO MILIS. Il destino della torre di Scau’e Sai era segnato da tempo. Gli interventi avviati di recente dalla Conservatoria delle coste hanno costituito solamente un tentativo per evitare il possibile crollo della vedetta spagnola, eretta nel Seicento. Le cause, come hanno confermato i tecnici, vanno infatti ricercate in quei fenomeni di dissesto idrogeologico ed erosione marina che stanno interessando i litorali dell’intera area del Sinis.

I lavori, avviati proprio da pochi mesi, avevano oltretutto stabilizzato la struttura portante della torre. Mercoledì pomeriggio però la falesia è franata sotto le fondamenta e la facciata ovest di Scau’e Sai si è sbriciolata come se fosse stata colpita da un violento terremoto. Centinaia di metri cubi di pietre e di malta sono finiti in mare e sulla parte a terra sottostante.

Ora tutta la zona è pericolante: rischia di franare un altro tratto di litorale a poca distanza dal primo già precipitato. L’intero perimetro attorno ai ruderi della torre è stato così transennato e messo in sicurezza. Con ogni probabilità, vista la situazione, solo lo spostamento della torre verso l’entroterra, di una ventina di metri, avrebbe salvato quel pezzo di storia che è scomparso in pochi istanti.

«L’obiettivo del progetto era proprio questo, sarebbe stato il primo in assoluto nell’isola – ha spiegato il direttore della Conservatoria delle coste Alessio Satta – Ma il Ministero non aveva ancora dato il proprio benestare. Nei mesi scorsi, sono quindi stati avviati alcuni lavori di consolidamento della torre. E devo dire che, grazie alla professionalità della società che li eseguiva, tutto stava andando bene». «Purtroppo l’erosione in agguato è arrivata prima del previsto – ha continuato Satta – Anche se i sensori sistemati nella zona avevano già confermato i movimenti franosi della falesia».

Sono analisi condivise pienamente dall’archeologo e studioso locale Alfonso Stiglitz. Insieme con il sindaco di San Vero Milis, Adelia Murru, lo specialista ha potuto vedere di persona e da vicino quanto è accaduto due giorni fa alla torre costiera. «Le preoccupazioni c’erano tutte e anche gli ultimi effetti dell’erosione, fenomeni naturali, hanno accentuato il pericolo di crollo della torre – ha sottolineato Stiglitz – eravamo consci di questo e ci eravamo affidati ai lavori appena avviati. Ma oggi abbiamo dovuto nonstro malgrado assistire alla scomparsa di un prezioso bene storico e culturale».

Ora lungo la fascia costiera del territorio del paese rimangono solo due torri, quella di Capo Mannu e quella di Sa Mora. «Dopo quanto è accaduto, credo sia un dovere fare il possibile per salvaguardare il futuro dei due monumenti – ha sottolineato il sindaco di San Vero, Adelia Murru – Come amministrazione ci siamo battuti per avviare le contromisure, ma si è perso tanto tempo prezioso».

Il faro e la torre di Capo Mannu, oltre che quella di Sa Mora, saranno restaurati, salvati e messi a disposizione del patrimonio culturale della Sardegna: «Posso confermare che i cantieri verranno aperti nel mese di settembre – ha ripreso il direttore della Conservatoria delle coste Alessio Satta – Per fortuna i due edifici non sono in quelle condizioni, hanno problematiche differenti, legate soprattutto a una mancanza di manutenzione di oltre cento anni. Non voglio polemizzare ma è evidente che più tardi si interviene e più questi monumenti sono a rischio».

Delle cento vedette del mare presenti oggi nell’isola circa il 25% è costituito soltanto da ruderi e il 35% è in condizioni precarie. Mentre il rimanente 40%, grazie ai lavori di restauro fatti, è in buono o ottimo stato. Dal settembre del 2008 una ventina delle torri sono entrate a far parte del patrimonio della Conservatoria delle coste dopo una delibera della giunta regionale che ha redatto un primo elenco delle aree di particolare rilevanza paesaggistica e ambientale. La speranza è che anche il resto delle torri venga adesso ceduto al più presto dallo Stato.

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