Cala D’Oliva, Cala Reale, Fornelli… sono i nomi delle località che nell’Isola dell’Asinara evocano un recente passato legato ad anni e a vicende difficili che hanno segnato il nostro Paese. E’ lì che la maggior parte dei brigatisti e dei mafiosi hanno scontato parte delle loro detenzioni in applicazione delle leggi speciali appositamente editate.
In particolare il supercarcere dell’Asinara (Fornelli come Cala D’Oliva) deve la sua triste fama all’applicazione dell’art 41bis, applicato alle persone condannate per associazione di stampo mafioso. Tra i detenuti “eccellenti” (ma l’eccellenza è tutta in negativo!) spicca certamente Totò Riina, capo di Cosa Nostra, mandante ed esecutore di troppi delitti.
A Cala D’Oliva una parte di una delle diramazioni destinate ai detenuti comuni è stata appositamente allestita e attrezzata per garantire nei suoi confronti l’applicazione letterale di quanto previsto dal 41bis: isolamento totale, nessun contatto con gli altri nè con l’esterno (salvo i controllattissimi colloqui), cella blindata, ora d’aria in un apposito cortiletto adiacente alla cella, 12 guardie della polizia penitenziaria (i veri prigionieri!) a controllare a vista il boss.
Ecco dove finisce la prepotenza, l’arroganza e la violenza di chi si è fatto beffe delle regole e delle leggi dello Stato; di chi ha ordinato ed eseguito omicidi; di chi ha creato complicità e intrighi coinvolgendovi parti larghe di politica, economia e società!
Il 04 agosto la rivalsa dello Stato e dei cittadini è andata anche oltre: quella cella, quel bunker, quel luogo è diventato di nuovo cosa di tutti, bene comune, da utilizzare per lanciare un forte messaggio di speranza: se si lavora con costanza e impegno la legalità si afferma e la giustizia vince!
Le 20 sagome di vittime delle mafie che oggi occupano tutti gli spazi di quel supercarcere in rappresentanza di tutte le vittime delle mafie sono i testimoni muti di una giustizia che – purtroppo spesso in grave ritardo – arriva comunque.
E le bandiere di Libera e i pannelli che raccontano 20 anni di impegno per la giustizia in Italia sono la rivincita della società civile nei confronti di chi ha inquinato la socialità e csperperato il bene della fiducia sostituendolo con il sopruso, l’intimidazione e il terrore.
Asinara. Cosa di nuovo nostra!
Giustizia. Cosa ancora nostra!
Ci crediamo e per questo ci impegniamo.
A Cala D’Oliva fino al 30 settembre un presidio di volontari (a turno) testimonierà la voglia di riscatto e verità.
“Qualcuno in italia ha blindato la verità – ha affermato don Marcello Cozzi, vicepresidente nazionale di Libera, intervenendo all’Asinara – e noi chiediamo che quelle verità vengano svelate e diventino patrimonio di tutti”.
Andate a Cala D’Oliva, la giustizia riparte anche da quel bunker.
Gianpiero Farru e Alessio Satta