La Sardegna concede ai privati i suoi fari più storici e suggestivi

Daniele Romano, Il Vostro Quotidiano (www.ilvostro.it)

Faro di Capo Ferro, in SardegnaFaro di Capo Ferro, in Sardegna

CAGLIARI – Luoghi romantici e remoti, simboli della forza naturale del mare, ma è troppo caro il loro recupero per i fondi pubblici, per cui la Regione Sardegna ricorre ai privati, apre un canale diretto e un concorso di idee sul web. Lo fa attraverso una apposito blog interattivo raggiungibile sul web all’indirizzo http://sardegnafari.wordpress.com/. Guardate qui le fantastiche immagini.

E, ad una settimana dal lancio, giungono numerose le idee. Alberto propone di utilizzarne alcuni come osservatori ornitologici e faunistici per il monitoraggio della fauna marina; Roberto invece ne suggerisce il riuso come postazioni di avvistamento a mare o come osservatori dedicati alla vigilanza ambientale mirata come deterrente e repressione dell’abbandono di rifiuti; Bruno lancia l’idea di un museo del mare…

L’attenzione è caduta su 15 siti dove sono presenti fari, semafori, torri costiere, immobili e infrastrutture di proprietà della Regione Sardegna, che ne è entrata in possesso dopo la cessione da parte del Demanio dello Stato, e che sono stati affidati alla Conservatoria delle Coste.

Quest’ultima è incaricata anche di provvedere all’elaborazione di un programma dettagliato al fine della loro valorizzazione, oltre che per assicurarne la gestione, curando anche eventuali procedimenti pubblici per l’affidamento in concessione degli immobili e delle pertinenze.  Incantevoli e suggestivi i luoghi interessati, fra i quali spiccano, la Maddalena, l’Asinara, Capo Ferro, Golfo Aranci ed altre zone “clou” ed esclusive dell’intera estensione costiera regionale.

L’approccio metodologico della  Conservatoria delle Coste è basato sul concetto di “valorizzazione” inteso come “messa in valore” delle qualità intrinseche dei manufatti al fine della loro tutela, prioritariamente rispetto a qualsiasi obiettivo economico.

La Conservatoria delle Coste ha attivato il blog con l’obiettivo di condividere le scelte progettuali, presentando al contempo le attività di studio e recupero conservativo ragionando direttamente con la pubblica opinione sui possibili  usi che possono essere immaginati per il recupero dei fari e delle stazioni semaforiche.

Per ogni faro è stata infatti predisposta una breve scheda, con un sondaggio sui possibili riutilizzi del bene a cui tutti sono invitati a rispondere e commentare.

IlVostro ha contattato  Alessio Satta, ingegnere, direttore generale della Conservatoria delle Coste, che sottolinea come il blog si stia dimostrando uno strumento di indubbio successo: «Ad oggi – spiega – abbiamo raggiunto i 20mila visitatori, tra i quali un buon 15% stranieri, e fra questi sorprendente il numero dei contatti provenienti dagli Stati Uniti, contatti che vanno a sommarsi a quelli dei cittadini di mezza Europa. Nel merito  – continua –  il maggior interesse è stato riservato ai fari, mentre minore si è dimostrato l’interesse riservato alle stazioni semaforiche, forse a causa della scarsa conoscenza rispetto a queste strutture, che hanno invece avuto in passato un ruolo strategico e che pertanto costituiscono  un patrimonio di primo piano dal punto di vista storico». Un piccolo cruccio è per il direttore il faro di Razzoli, che Satta definisce come uno dei più belli del Mediterraneo, affacciato come una balconata sulla Corsica, ed immerso in un Parco incantevole e selvaggio e che forse a causa dell’isolamento non ha goduto dell’attenzione che invece meriterebbe.

Gli immobili concessi in gestione alla Conservatoria delle Coste consistono, nel dettaglio, nei fari e nelle ex stazioni segnaletiche e semaforiche di Capo Ferro (Arzachena), Capo Figari (Golfo Aranci), Puntiglione (La Maddalena), Testiccioli (La Maddalena), Santa Maria (La Maddalena), Razzoli (La Maddalena) ,Marginetto (La Maddalena), Capo Ceraso (Olbia), Capo d’Orso (Palau), Punta Falcone (Santa Teresa di Gallura), Capo Mannu (San Vero Milis), Punta Scorno (Isola dell’Asinara), Capo Sperone (Sant’Antioco), Torre dei Segnali (Cagliari), Torre di Torregrande (Oristano).

Queste strutture costituiscono indiscutibilmente elementi caratteristici dei territori marittimi e insulari, componenti storici degli scenari costieri,  ormai inseriti nella componente paesaggistica, immersi come sono in eccezionali contesti naturali la cui vocazione turistica fa prevedere interessanti soluzioni di utilizzo come spazi museali ed espositivi, centri di ricerca e strutture ricettive accessibili a tutti.

Il recupero e la messa in valore di questo patrimonio prevede dunque funzioni di utilizzo che permettano l’accesso libero e gratuito, salvo l’acquisto dei servizi che verranno offerti.

Foto per gentile concessione della Conservatoria delle Coste della Regione Autonoma Sardegna

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